Jack Hartnell

Historian | Author | Broadcaster

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@jack_hartnell

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@einaudieditore L'immagine che vedete qui sotto è tratta da un’enciclopedia trecentesca (che oggi si trova alla Cambridge University Library) e mostra quello che, secondo gli uomini medievali, era il nostro cervello in azione. Gli studiosi del tempo immaginavano che il pensiero si muovesse nel cervello grossomodo così:
🏪 Una rete di nervi recepiva ed elaborava tutte le informazioni provenienti dalle estremità sensorie del corpo. Punto di raccolta di tutte queste diverse informazioni sensoriali era la cella del "sensus communis" ovvero senso comune ovvero il cerchio più a sinistra nell'immagine, quello collegato agli occhi.
💫 Grazie al "pneuma" o "spiritus" - «uno spirito animante ineffabilmente leggero collegato all’anima che scorreva per tutto il corpo e il cervello come una sorta di sistema idraulico senziente» - le informazioni approdavano al cervello.
💭 È qui che la seconda cella, etichettata come "ymaginatio", trasformava poi la conoscenza astratta in pensiero propriamente detto. Il nome deriva dal latino "imago" (che si potrebbe tradurre come "immagine", ma anche come "somiglianza" o "idea"): le immagini erano i mattoni con i quali il pensiero medievale veniva costruito.
💡Ma non siamo ancora alla fine: nella cella "cogitativa" il cervello trasformava le immagini percepite in concetti e 🤔 In quella "estimativa" si occupava di convertire immagini e concetti in giudizi in base ai quali poter agire.
☁ Infine, sul retro della testa, nella cella "memorativa", considerata la più soffice e più impressionabile parte del cervello, venivano immagazzinati i pensieri.
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Per scoprire il rapporto che gli uomini e le donne medievali avevano non solo con la propria testa, ma con tutto il loro corpo, leggete "Corpi medievali" di Jack Hartnell.

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@einaudieditore «Al pari dell’olfatto, del gusto, dell’udito e della vista, si pensava che anche il tatto operasse tramite lo spiritus animante che scorreva nel corpo, trasmettendo l’informazione sensoriale dall’epidermide al cervello dove avveniva la cognizione».
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Nel Medioevo era tutta una questione di tatto: dalla medicina alla musica, l’utilizzo delle mani era di grande importanza.
🖐 I medici manipolavano il corpo del paziente, esploravano la zona malata e verificavano il grado di dolore provato: un dottore poteva percepire la malattia già con le dita. Quando si trattava di operare con strumenti, invece, si credeva che gli strumenti si fondessero con il corpo del dottore: le forbici, i coltelli e gli altri attrezzi erano considerati dirette estensioni delle mani del chirurgo.
👉 Le mani sono importantissime anche nel gesto della lettura, un'azione che nel Medioevo era molto più tattile di quanto non sia oggi: i lettori seguivano con il dito le righe del testo, alcuni codici si sono praticamente anneriti in seguito alle ripetute manipolazioni, e alcune figure, soprattutto sacre, sono state cancellate a causa delle ripetute carezze del lettore.
👋 Le dita delle mani erano anche un pratico sussidio per memorizzare il contenuto dei libri. Come nell'immagine che vedete qui, servivano per memorizzare le note musicali, o un determinato motivo o canto, o le indicazioni per eseguire le pratiche chiromantiche.
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Insomma, se vi servisse una mano per orientarvi nel vasto universo dei "Corpi medievali", sfogliate il saggio di Jack Hartnell.

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@einaudieditore «La sua pelle è coperta di tagli e lesioni sanguinanti, trafitta e tagliata da coltelli, lance e spade di tutte le dimensioni, molte delle quali restano conficcate nel corpo e protrudono come le spine di un porcospino. Una lancia perfora il suo fianco, e attraverso l’addome curiosamente trasparente noi ne vediamo la punta che perfora gli intestini. Peggio ancora, il collo, le ascelle e l’inguine esibiscono bubboni tondeggianti di colore blu-verde, ghiandole gonfie che fanno pensare che l’uomo abbia contratto malattie di vario genere; gli stinchi e i piedi sono pieni di graffi di spine, e vengono attaccati da un cane rabbioso, da un serpente e da uno scorpione, che si accaniscono sulle caviglie; un’ape lo punge sul gomito e, addirittura, un rospo tormenta dall’interno lo stomaco».
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Ecco a voi il «Wundenmann», una tipologia iconografica che rappresenta «L’Uomo delle ferite». Questi uomini compaiono nella Germania del secondo Trecento: si trovano nei testi di chirurgia provenienti dalla Baviera e sono collegabili all’attività del rinomato chirurgo di Würzburg Ortolf von Baierland. Servono come manuali di consultazione per curare le numerose ferite e i traumi causati da incidenti o ricevuti sui campi di battaglia.
La figura del "Wundenmann" funziona come un indice: sul lato ci sono numeri e frasi che indicano in quale punto del volume si trovano le istruzioni utili per curare la ferita del caso. «Quando morde un ragno, 20» ad esempio, rimanda al paragrafo 20 del libro, così come il «38: Freccia la cui asta è ancora conficcata», al 38esimo capitolo, e così via.
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Se vi capitasse di essere feriti da una spada medievale, cercate la cura appropriata nell'ultimo saggio di Jack Hartnell.

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@einaudieditore «Una delle molte contraddizioni che all’epoca si annidavano nell’atteggiamento verso le donne era che l’utero (e, per estensione, la donna stessa) era considerato al contempo come qualcosa di assolutamente passivo, un semplice vaso che aspettava solo di essere riempito, e insieme anche un organo aggressivo, una cavità vorace e ammaliante come una sirena».
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Se durante il Medioevo una buona percentuale di donne era vittima dell’aggressività maschile, è altrettanto vero che nel folklore e nella finzione, la situazione veniva rovesciata. Gli uomini medievali, infatti, nutrivano una seria angoscia nei confronti della castrazione. Nelle narrazioni a tema amoroso, gli autori (maschi) davano voce al timore che le donne potessero ferire il pene dei loro spasimanti con i mezzi più stravaganti – tipo inserendo dei ferri taglienti nella vagina in grado di intrappolare il membro. Queste storie, legate al presunto dominio sessuale femminile, sono tratteggiate con toni spaventosi, ma possono diventare anche scherzose. Come nel caso delle suore che vedete in questa miniatura (tratta da un manoscritto del Roman de la Rose), che raccolgono peni da un albero come fossero frutti.
Jack Hartnell spiega che questa trovata comica apparentemente banale potrebbe nascondere un significato duplice: la rappresentazione delle monache e della loro «vendemmia libidinosa» potrebbe sì conformarsi a quello stereotipo maschilista dell’aggressività femminile che vi abbiamo appena raccontato, ma potrebbe anche, forse, nascondere un messaggio controcorrente, «un tentativo di rovesciare una concezione fallocentrica in una vena quasi proto-femminista».
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Insomma, per approfondire queste e altre parti dei "corpi medievali", date un'occhiata all'ultimo saggio di Jack Hartnell.

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@einaudieditore «I primi autori medievali descrissero in maniera relativamente completa molte sezioni dello scheletro umano, individuando le singole ossa e la loro specifica funzione: le costole rinforzavano il torace, il teschio proteggeva il soffice cervello che vi era contenuto, la clavicola (dal latino clavicula, "piccola chiave") saldava le braccia al torace all’altezza delle spalle».
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Se è vero che nel Medioevo gli studiosi sapevano benissimo che le ossa costituivano l'impalcatura su cui si regge il corpo, è altrettanto vero che su alcuni aspetti erano un po’ confusi (!). Uno fra tutti, il conteggio esatto del numero delle ossa del corpo umano: si diceva fossero 228 nei maschi, e 226 nelle femmine. Qualche autore si spinse a dichiararne 229.
Le ossa, va detto, sono oggetti di studio a dir poco frustranti. Jack Hartnell spiega che, per poterle osservare con precisione, occorre pulirle da tendini e legamenti, ed è una pratica che non solo richiede molto tempo, ma anche la bollitura delle varie parti del corpo. Il che comportava un grande problema: la bollitura distruggeva quasi completamente le spoglie del defunto, rendendole inaccettabili per la società del tempo.
Se volete ispezionare lo scheletro umano senza dover mettere in atto pericolose pratiche di bollitura, noi abbiamo la soluzione: leggere "Corpi medievali".

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@einaudieditore Del cuore medievale c'è da dire, innanzitutto, che era considerato un organo di grande importanza. Come aveva descritto Aristotele, era nel cuore che si trovava l'anima dell'uomo. E dunque, tutti gli studiosi medievali aristotelici lo consideravano fondamentale. La funzione del cuore era quella di occuparsi delle emozioni, e in particolare, dell’amore. ☠️
Fu infatti in epoca medievale che l'amore, e il cuore, assunsero importanza fondamentale. Senza addentrarci qui in tematiche dantesche di donne angelicate, vi raccontiamo di Frau Minne, ovvero la "Madonna Amor Cortese": si tratta di una personificazione dell'amore, che gli artisti tedeschi raffiguravano per raccontare le bizzarrie della propria amata.
Nell'immagine che vedete qui sotto, ad esempio, Frau Minne si erge al centro della scena circondata da 19 ♥, che maltratta in tutti i modi, calpestandoli, bruciandoli su una pira, bersagliandoli da frecce. All'innamorato di Minne non resta che implorarla di smettere di straziare il suo cuore.
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Di amori medievali e cuori spezzati racconta (anche) Jack Hartnell in "Corpi medievali".

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#Fortune holding a #peacock and riding a cart drawn by #lions. As you do.
@UniHeidelberg Pal. Lat. 1066 (Bavaria, 1424): (link: https://goo.gl/BRxZUc) goo.gl/BRxZUc

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#Star chart from central #China c.700, showing #stars visible to the naked eye (drawn pre-telescope). @britishlibrary @idp_uk MS Or. 8210/S.3326: (link: https://goo.gl/sNf3wZ) goo.gl/sNf3wZ
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Phalaris condemning the sculptor Perillos to #burn in a #bronze #bull, from Konrad von Ammenhausen's Schachzabelbuch, c.1467.

WLB Stuttgart: goo.gl/q11vHK

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A #piper and #juggler from a collection of religious songs written in Auch, #France, c.1000.

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Tough day? Relax with some light #massage and #stretching courtesy of Abu al-Qasim al-Zahrawi (in this 14th-century #Latin translation)

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Thinking lots about #maps recently, so thought I'd share some favourites.

Today, a 12th-century zonal #map, showing different climates across the #globe.

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Today, #world #map from Beatus' Commentary on the #Apocalypse, c.1175

@thejohnrylands Lat. 8: goo.gl/ZLQxb9 #medieval #manuscript #histmed #sciart #Spain #art

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Today, #world #map from a post-medieval copy of al-Qazwini's 'Cosmography'. @nlm_news MS P 1: goo.gl/YupkhR #medieval #art #manuscript #twitterstorians #histmed #sciart #islam